Agrimonia eupatoria L.
Famiglia: Rosaceae
Sinonimi: Agrimonia odorata Gouan. Mill., Agrimonia officinarum Pit. Tourn.T., Aagrimonia officinalis Lamk., Agrimonia pilosa Ledeb., Agrimonia viscidula Bunge .
Nomi volgari: agrimonia, eupatoria, eupatorio dei greci, erba di S. Guglielmo, erba del taglio, erba vettonica.
Etomologia: il nome del genere pare derivi dal greco “árgemon”= “leucoma dell’occhio”, nome di una specie di papavero usato nell'antichità contro un mal d'occhi detto “arghema”, questo a indicare le proprietà che si attribuivano alla pianta nella cura delle affezioni oculari; “eupatoria” invece, viene dall’antico appellativo “eupator”, cioè di nobile nascita, dato a Mitriade re del Ponto (123-63 a.C.) uomo di grande cultura, che per primo seppe riconoscerne le virtù. Alcuni sostengono che il nome specifico della pianta, possa anche derivare da “hepatoria”, in quanto la pianta sarebbe attiva sul fegato.
Morfologia:
pianta perenne, di aspetto erbaceo, munita di breve rizoma, ha fusto eretto, pubescente, semplice o poco ramificato, può raggiungere il metro d’altezza anche se generalmente non supera i 60 cm.
Nel primo anno di vita, questa pianta produce solamente una rosetta basale, successivamente con l’apparire del fusto, solo nella parte inferiore dello stesso, compaiono le foglie cauline. Queste foglie alla base sono munite di due stipole avvolgenti il fusto, sono picciolate, imparipennate, di forma ovale, con margine dentato, di colore verde scuro nella pagina superiore e grigio-biancastre in quella inferiore per la presenza di peli.
Il fusto termina in un lungo racemo spiriforme, i fiori peduncolati, hanno corolla giallo-uovo formata da 5 petali,obovato-ellittici. La base del fiore, legnosa e scanalata, porta una piccola corona di peli uncinati e duri che servono per facilitare la dispersione del frutto.
I frutti sono acheni, racchiusi nel calice che, essendo uncinato, favorisce la disseminazione perché si attacca al pelo degli animali che in questo modo lo trasportano.
Distribuzione – habitat – fioritura:
pianta diffusa in gran parte delle regioni del mondo, in Italia è specie comune in tutto il territorio, nei pascoli, nei prati, nei luoghi incolti, nelle siepi, ai margini dei prati soleggiati; predilige i terreni ben drenati in posizione soleggiata. Fiorisce da giugno a luglio sino a 1.200 m.
Proprietà ed usi:
erba amara, ricca di tannino, di resine e soprattutto di acido salicilico, leggermente astringente, tonica, diuretica, antinfiammatoria, antiemorragica; migliora le funzioni epatiche e della bile.
Per il contenuto di acido ursolico, che ha applicazioni analoghe a quelle del cortisone, è utile nella cura delle allergie.
Per uso interno, da sempre, utilizzata contro le affezioni renali coliti dispepsia, allergie alimentari diarrea, calcoli biliari, cistite e reumatismi. Per uso esterno è utile per contrastare eruzioni cutanee, piccole lesioni, contro le infiammazioni del cavo orale e delle tonsille, congiuntivite e emorroidi.
Nell’Europa del nord l’infuso, che ha un sapore gradevole, viene usato come un comune tè stimolante.
Un tempo i fiori dell’agrimonia venivano usati per tingere i capelli di giallo vivo.
Curiosità:
quella dell’agrimonia è una storia antica, già in stazioni neolitiche, sono state ritrovate grandi quantità di frutti di questa pianta.
Introdotto da Miriade Eupatore nel I secolo a.C. l’uso in fitoterapia, la si utilizzava per le applicazioni più svariate: morsi dei serpenti, problemi di vista, perdita di memoria.
È sempre stata un’erba usata per medicare le ferite: era infatti un ingrediente “dell’eau d’arquebusade”, una lozione francese che in origine era appunto applicata sulle ferite d’archibugio.
Pare comunque, che sotto il nome eupatoria autori antichi e moderni considerassero, di volta in volta, specie diverse, sembra anzi che farmacisti nel passato, chiamassero in questo modo l'Eupatorium cannabinum.
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